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FUJIYA & MIYAGI live
Immaginate che Fujiya & Miyagi siano dei tecnici mascherati che sezionano la musica con la volontà di magnificare particelle di suono e creare un antidoto pulsante all'ordinario. Usano il linguaggio come ritmo, prendendo parole che suonano bene e riuscendo a far rimare "jigsaws" con "carnivores". Le loro canzoni sono incisive istantanee di vita vera in grado di rendere minacciosi persino gli elettrodomestici. Sono pezzi impregnati di musica vintage, dal krautorock più evocativo al deep soul, con accenni ai synth dei primi Human League, ai Pink Floyd e al groove palpitante dei Tom Tom Club, tutti filtrati per i tempi moderni. Veramente, Fujiya & Miyagi suonano come nient'altro. Piuttosto, suonano come se tutto fosse condensato in pezzi di pop music contagiosa e perfettamente arrangiata, uno strano ibrido di James Brown sotto valium e di Wire che virano verso il pop. O forse di un Serge Gainsbourg con un dottorato in elettronica accompagnato dalle chitarre di David Byrne prodotto da Eno e mixato da MF Doom. Formati nel 2000 come un duo di elettronica composto da David Best (voce e chitarre) e Steve Lewis (synths, beats e programming), hanno pubblicato Electro Karaoke In The Negative Style due anni dopo, un set elettronico minimale che si basa sul bisbiglio di Best. Con l'arrivo di Matt Hainsby al basso nel 2004, il gruppo ha pubblicato una serie di 10" che l'ha portato al cuore delle fanzine, prima di ottenere un ottimo riscontro con il loro Transparent Things nel 2006. Un 12", Uh, ha poi messo a fuoco il loro suono. Un insieme di voce, basso funky e una storia che racconta di una relazione pungente come due ricci, ha reso sinistra una chiacchierata accompagnata da un groove contagioso. Di certo la base perfetta per il loro primo vero e proprio album, Lightbulbs, adesso con una vera batteria grazie a Lee Adams. Fujiya & Miyagi si tengono lontani dai temi che sono stati trattati fino allo sfinimento. Utilizzando vecchi synth per punteggiare i loro splendidi aneddoti di romantici trionfi e disastri e di eroi e furfanti, i loro ritmi palpitano per produrre sinfonie moderne. Lightbulbs è un viaggio costellato di immagini frammentate, aneddoti che vanno dal sublime al ridicolo, storie sfuocate che vi sembra non avreste mai dovuto orecchiare. Ogni traccia è una contaminazione uditiva destinata a solleticarvi in ogni momento. "I’ll never be Big Maybelle," dice David Best nel suo unico e distintivo modo di cantare. Vero, ma da stilista frontmand di un gruppo ispirato dalla propria evoluzione che saccheggia il passato proiettandosi verso il futuro, Best contribuisce a creare una nicchia tutta per Fujiya & Miyagi. Questa è musica davvero contagiosa, una visione unica del pop moderno.